Pubblicato su politicadomani Num 83/84 - Settembre/Ottobre 2008

Scienze
Buchi neri, CERN e cultura scientifica

di Alessandro Lovato

Probabilmente dobbiamo ringraziare Walter Wagner e Luis Sancho che, con il loro allarmismo tanto folle e spregiudicato quanto privo di consistenza scientifica, hanno acceso i riflettori dell’informazione italiana  sull’avvio dell’acceleratore LHC presso i laboratori del CERN di Ginevra.
Il CERN, acronimo di Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare, è il più grande laboratorio di fisica al mondo, situato tra Ginevra e la catena del Giura, sulla frontiera franco-svizzera. La convenzione che istituiva il CERN fu firmata il 29 settembre 1954 dai rappresentanti di 12 Stati europei con l’intenzione di restituire il primato della ricerca nella fisica all’Europa, dato che in quegli anni i principali centri di ricerca si trovavano negli USA. Attualmente gli Stati europei membri del CERN sono 20, a cui si aggiungono osservatori extraeuropei.
La competizione con i laboratori statunitensi è stata serrata quanto produttiva,  vista la quantità e l’importanza delle scoperte scientifiche fatte su ambedue le sponde dell’Atlantico. Per quanto riguarda il CERN (vedi scheda) ricordiamo tra tutte la scoperta dei bosoni W e Z rilevati dagli esperimenti UA1 e UA2 che, tra l’altro, fruttarono nello stesso anno il premio Nobel a Carlo Rubbia (responsabile dell’esperimento UA1) e a Simon van der Meer (responsabile dell’acceleratore SPS). 
Nel 2000 è iniziata la costruzione del Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore più potente del pianeta che esplorerà una zona di energia estremamente interessante. Da una parte ci si aspetta di trovare il bosone di Higgs, un tassello fondamentale del Modello Standard (la teoria odierna che meglio di ogni altra riproduce i dati sperimentali), e di testare a fondo altre predizioni dello stesso; dall’altra si spera di trovare segnali di “Nuova Fisica”, che permetterebbe di rispondere ai numerosi quesiti circa l’origine dell’universo.
È interessante notare che il progetto rivale statunitense, il SuperConducting Collider (SSC), fu abbandonato in seguito al  taglio dei finanziamenti stabilito dal Congresso americano nel 1993 e i ricercatori americani sono dovuti “emigrare” in Svizzera. Al  CERN tuttavia, oltre ad europei e americani, lavorano ricercatori provenienti da tutto il globo. Non è raro trovare scienziati appartenenti a nazioni in aperto contrasto politico lavorare fianco a fianco. La spinta ad essere sempre i migliori non è il risultato di rivalità di tipo politico o ideologico, si tratta piuttosto di sana competizione, puramente scientifica.
Nonostante gli indiscussi successi scientifici raggiunti (che inevitabilmente hanno investito anche la sfera sociale), molti, specialmente in Italia e soprattutto per quanto riguarda la fisica delle particelle elementari, percepiscono la ricerca di base come costosa ed inutile quando va bene; come una pericolosa stregoneria quando va male.
È vero che i costi sono elevati - si pensi che attraverso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare l’Italia ha contribuito alla costruzione di LHC e dei relativi esperimenti con circa 600 milioni di Euro in dieci anni -, tuttavia non si tiene conto di quanti di quei soldi nostri e di quelli erogati dagli altri Stati membri del CERN sono stati reinvestiti in Italia. Un esempio per tutti: l’italiana Ansaldo ha prodotto circa un terzo di tutti i magneti dipolari installati in LHC e sono oltre 50 le aziende, soprattutto medio-piccole, direttamente coinvolte con il CERN. Il ritorno industriale è stato di circa 88 milioni di euro nel 2004 e 2005, a fronte di contributi italiani, negli stessi anni, di 80 milioni di euro.
Quanto poi all’inutilità della ricerca di base, il discorso è troppo vasto e complesso perché in questa sede si possa dimostrare la superficialità e incongruenza di una tale tesi. Non bisogna infatti dimenticare che esistono molte ricadute applicative sia della fisica degli acceleratori, già utilizzata in campo medico per la cura dei tumori, sia delle tecnologie informatiche, ideate proprio per gestire al meglio l’enorme mole di dati che risultano dagli esperimenti di fisica delle alte energie.  L’esempio più eclatante al riguardo è rappresentato dall’invenzione del World Wide Web, nato al CERN nel 1989 da un'idea di Tim Berners-Lee e Robert Cailliau con lo scopo di scambiare efficientemente i dati tra chi lavorava a diversi esperimenti.
L’ostilità verso la ricerca nel campo delle particelle elementari trova terreno particolarmente fertile in Italia, dove manca una cultura scientifica di base, sebbene i fisici italiani occupino posizioni di primo livello al CERN e negli altri laboratori internazionali. Sintomatiche sono le domande presenti sui forum “pseudo-scientifici”, ma anche e soprattutto gli errori che si trovano negli articoli pubblicati dai maggiori quotidiani nazionali, nei quali si confonde, ad esempio, l’antimateria con il buco nero.

 

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